COME STA CAMBIANDO IL TURISMO IN THAILANDIA

TURISMO IN THAILANDIA

In calo americani ed europei, al primo posto nella classifica dei nuovi vacanzieri ci sono i cinesi. Nel 2015 ne sono arrivati quasi 8 milioni. Un business destinato ad aumentare. Vi spieghiamo come sta cambiando il turismo in Thailandia

Lo scorso anno un miliardario cinese di Guangzhou (la mitica Canton), proprietario di un’azienda che vende cosmetici porta a porta, decise di regalare una vacanza premio ai suoi dipendenti, e li portò una settimana in Thailandia. Un paio di giorni a Bangkok, un paio a Chiang Mai e Chiang Rai, poi 3 giorni al mare di Phuket. Notizia abbastanza normale, considerando che la Thailandia è da sempre una meta di viaggi incentive, ma sapete quanti erano i dipendenti del miliardario di Guangzhou? Seimila: avete letto bene, non è un errore di stampa, seimila in un viaggio unico.

La notizia, peraltro, induce a riflettere su un aspetto significativo: come, quanto e in che modo sta cambiando la geografia del turismo in Thailandia? Chi sono i nuovi turisti nel Paese dei sorrisi? Da dove arrivano, quanto si fermano, quanto spendono? Come si sta modificando il flusso in questi ultimi anni nel Paese più visitato del Sud-Est Asiatico e fra i primi 10 al mondo?

Turismo in Thailandia: parlano le cifre

Il turismo straniero è una delle prime voci nel bilancio dell’economia nazionale thailandese, tanto da rappresentare il 10% del PIL (prodotto interno lordo), ma calcolando gli effetti indotti e indiretti arriva addirittura al 20,2%. Nel 2015, il Paese ha registrato 26,5 milioni di arrivi giustificati da un’alta offerta alberghiera, spiagge e mari esotici, una cucina ricca e saporita, una sconfinata proposta di shopping, prezzi contenuti e, se vogliamo dirla tutta, anche un’offerta sessuale senza confronti al mondo. Anche se le aree della trasgressione sono concentrate soprattutto a Bangkok, Pattaya e Patong.

Il grande polo d’attrazione del turismo in Thailandia che approda in prevalenza all’aeroporto internazione Suvarnabhumi è indubbiamente Bangkok: l’affascinante, caotica e torrida città degli angeli, con 8 milioni e mezzo di abitanti dichiarati e invece 12,5 milioni che realmente la abitano. Secondo la rivista americana “Time” Bangkok è stata identificata, lo scorso anno, come “Global destination Cities Index”, ovvero la capitale più visitata in assoluto nel corso dell’anno. E pensare che fino a qualche tempo fa Bangkok veniva al terzo posto, dopo New York e Londra.

I LUOGHI PIÙ VISITATI

In primo luogo i turisti stranieri visitano la Thailandia soprattutto per Bangkok e le sue bellezze storiche, naturali e culturali situate nelle immediate vicinanze. Oltre a esplorare la capitale e dintorni, in aggiunta molti si spingono fino alle spiagge del sud e nelle isole, soprattutto quelle che da Phuket si snodano fino ai confini con la Malesia.

Il nord, invece, è la destinazione principale per il trekking e i “viaggi d’avventura” in direzione dei territori abitati dai gruppi etnici minoritari all’interno delle montagne boscose. La regione che ospita il minor numero di turisti è l’Isan o Thailandia del Nordest. Per poter accogliere i visitatori al meglio, il governo thailandese ha istituito una polizia turistica separata, con uffici nelle maggiori aree e numeri di telefono di emergenza.

CHI SONO I NUOVI TURISTI

Ma andando a spulciare fra le statistiche dell’Ente del Turismo thailandese, l’indicatore più significativo è come sia cambiata, in questi ultimi anni, la geografia del turismo. Del resto basta guardarsi in giro per le strade di Bangkok, Chiang Mai, Pattaya o Phuket per trovarne conferma. Al primo posto nella classifica delle presenze vacanziere in Thailandia ci sono i nuovi turisti dalla Cina, seguiti da Malesia, Russia, Giappone, Corea del Sud, India, Regno Unito, Singapore, Australia, Germania, Francia e Svezia. Il picco si registra naturalmente fra Natale e Capodanno.

E l’Italia?  Cresce anche il turismo italiano: l’anno scorso le presenze sono state 246 mila, e nonostante la crisi più che raddoppiate negli ultimi 5 anni. Un dato è curioso: su 246 mila italiani che scelgono la Thailandia per una vacanza, circa 160 mila transitano o si fermano a Phuket.

Turismo in Thailandia: Il nuovo business e’ cinese

Altro indicatore significativo nell’analisi del turismo in Thailandia è che gli europei vengono sempre meno e per due ragioni: la crisi economica che attanaglia la vecchia Europa; l’alto costo dei voli e il fatto che molti ci sono già stati. La Thailandia rappresenta invece una meta a bassi costi per i russi (soprattutto dalla Siberia); infatti in questi ultimi anni ne sono arrivati tanti o si sono addirittura trasferiti, anche se con la svalutazione del rublo i meno abbienti sono stati costretti a tornarsene a casa.

Ma la parte del leone, ormai, la fanno i cinesi. Nel 2014 ne sono arrivati 4,6 milioni. In quello stesso anno il turismo cinese si è incrementato del 93% e, lo scorso 2015 pare si sia sfiorata la quota di 8 milioni di presenze. Con permanenza media di una settimana e una spesa, pro-capite, di circa 1.000 dollari a testa.

I MOTIVI DELLA SCELTA THAI

Ma quali sono le ragioni che hanno portato i cinesi al primo posto nella classifica del turismo thailandese? Innanzitutto l’accelerazione dell’economia e, di conseguenza, l’aumento del reddito pro-capite con maggiore disponibilità economica, oltre alla voglia di viaggiare. Rinchiusi per secoli nei loro confini, i cinesi delle nuove generazioni hanno una gran voglia di scoprire il mondo. Oggi infatti sono almeno 150 milioni i cinesi in possesso di passaporto.

Poi bisogna considerare che la Cina è vicina alla Thailandia (3 ore e mezzo d’aereo da Guangzhou, 4 da Hong Kong e 5 da Pechino) dunque, il primo viaggio che un cinese programma fuori dai confini è nel Sud-Est Asiatico, e il Paese più attrezzato per le vacanze e il meno costoso è proprio la Thailandia. Meta esaltata, mettiamoci anche questo, dal colossale successo del film cinese “Lost in Thailand” ambientato nei pressi di Chiang Mai.

LEGAMI STORICI FRA CINA E THAILANDIA

Il governo e gli imprenditori thailandesi hanno già fiutato le dimensioni di un business che, nel prossimo futuro, non potrà far altro che aumentare. E per incrementare il flusso stanno facendo di tutto, come facilitare al massimo il problema dei visti, preparare guide turistiche che sappiano parlare il mandarino, incentivare tour operator e agenzie specializzate nel turismo cinese, incrementare catene come King Power, duty free presso centro commerciali dove i vacanzieri cinesi comprano di tutto, pagano e ritirano la merce in aeroporto al momento della partenza. Talvolta indispettiti dal fatto che acquistano prodotti con la scritta made in China, ma che a casa loro non trovano.

Da considerare, anche, i legami storici fra i due Paesi: in Thailandia è infatti presente una massiccia comunità sino-thai (oltre il 16%), il fatto che molti thai hanno qualche parente più o meno prossimo di origine cinese, e che i cinesi emigrarono a Phuket a metà dell’Ottocento quando nell’isola vennero scoperte grandi quantità di stagno, per cui bisognava costruire e lavorare nelle miniere.

TURISTI MOLTO MOLTO PARTICOLARI

Ma i nuovi turisti cinesi sono molto, molto diversi dagli europei di un tempo o dal prototipo del tradizionale turista “fai da te”. Innanzitutto la quasi totalità viaggia in gruppo, che sia aziendale, di qualche associazione o circolo ricreativo, familiare o una cordata di amici. Il turista cinese fai da te è abbastanza un’eccezione. I cinesi che arrivano in Thailandia quasi sempre si spostano in gruppo, con tanto di guida, cappellino colorato per riconoscersi, non amano stare in spiaggia, prendere il sole o fare bagni di mare.

Soprattutto le donne si spalmano il corpo di creme, portano cappelloni a larghe tese e tuniche fino ai piedi. Non amano e hanno timore di sperimentare la cucina thai, non frequentano ristoranti tranne quelli programmati, non si lasciano tentare dai saloni massaggi, non vanno in discoteca e, tranne poche eccezioni, disertano sexybar e locali a luci rosse.

Comprano poco, al massimo una maglietta ricordo o un paio di ciabatte, e sono assai parsimoniosi. Ogni tanto, nelle escursioni in barca dove tutti indossano diligentemente il giubbotto di sicurezza, qualcuno annega, o magari si arrota con il motorino a noleggio perché non sanno guidare né nuotare.

Abituati agli europei e americani di una volta, brillanti e spendaccioni, i thai non amano molto i nuovi turisti cinesi. E non ne fanno mistero, anche se gli affari sono affari. Si lamentano che sono maleducati, rozzi e sporchi tant’è che l’ente del turismo in Thailandia, per rimediare in qualche modo, ha pubblicato un “Manuale del galateo” da distribuire a ogni cinese in arrivo. Naturalmente in mandarino.

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